I luoghi comuni #1: La semina diretta rende dal terzo anno

Venezia è bella ma non ci abiterei mai.

Non ci sono più le mezze stagioni, la mamma è sempre la mamma sono solo alcuni dei numerosi luoghi comuni con cui entriamo quotidianamente in contatto.

Anche la semina diretta ha i suoi luoghi comuni.

Uno dei più frequenti è:

la semina diretta rende dal terzo anno.

Declamato così come lo riporto, senza aggiungere parole, senza toglierne.

È clamoroso come la frase si ripete sempre nello stesso modo.

A colloquio con il responsabile di una società che costituisce e commercializza semi, per un confronto su alcuni aspetti della tecnica, si parla di conservazione del suolo, di sequestro di CO2, di reddito aziendale, di desertificazione, di fertilità a disposizione del seme una volta germinato, di un terreno ben strutturato a tutto vantaggio delle radici.

Ci confrontiamo su argomenti supportati da studi scientifici e dati tecnici quando improvvisamente salta fuori la fatidica frase: si tutto vero ma c’è un problema, “la semina diretta rende dal terzo anno“!

Esatto, proprio così!

Ma è possibile che tutti ripetono la stessa frase sempre nello stesso modo?

Che nessuno aggiunge qualche giorno in più, azzardando magari un periodo più lungo, del tipo … quattro anni?

Che nessuno prova a cambiare qualche parola del tipo … la semina diretta ha una produzione accettabile dopo tre anni?

No! È categorico: la semina diretta rende dal terzo anno!

Nè un anno in meno nè un anno in più! Accade tutto alla scadenza del terzo anno!

Tempistica precisa, senza se e senza ma, a prescindere da rotazioni e terreno, se si inizia da grano o da leguminosa.

Laureati, phd, master, diplomati, i nonni dei nostri nonni, tutti … ad un certo punto della discussione pronunciano la fatidica frase.

Ed alla domanda ” qual’è la fonte?” … il nulla assoluto.

Organizzo prove di semina diretta di grano dagli anni 80 e richiedo l’impegno da parte dell’azienda agraria, per i primi due anni, di mettere la superficie non arata a confronto con una uguale superficie preparata con la tecnica convenzionale.

Non scendo mai al di sotto dei dieci ettari per parcella. Dieci ettari in semina diretta e dieci ettari in coltivazione tradizionale (vuoi aratura, più o meno profonda, o minima lavorazione).

Tranne la lavorazione, mantengo tutto uguale: stessa concimazione, stesso seme, stessa epoca di semina, stessa difesa.

Ho sempre seguito e seguo la semina in prima persona, per garantire la giusta quantità di seme, la giusta profondità e la perfetta copertura del seme.

Mai la semina diretta mi ha deluso.

Un anno può produrre un po’ più del convenzionale, un anno uguale, un anno un po’ meno.

Mai, però, nei primi due o tre anni … “non ha reso”!

E mai l’agricoltore ha abbandonato dicendo che “non rende”, anzi, ogni volta è poi partito in modo autonomo estendendo la semina diretta su superfici ben più ampie.

di Lino Falcone, Semina Diretta 2.0

 

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