La Storia della semina diretta
Le prime applicazioni della tecnica risalgono agli anni ‘80. Gli Stati Uniti d’America hanno visto per primi il lancio della semina diretta. In quelle zone, il grosso problema legato all’erosione eolica ha convinto gli organi competenti ad imporre di praticare la semina diretta per evitare la perdita di terreno.
Solo alla fine degli anni ‘80 sono state effettuate le prime prove della semina diretta del grano in Italia. Nel 1988 in particolare, nel Centro Sud Italia erano disponibili per le prime prove solo due seminatrici meccaniche da 3 mt. Le seminatrici non erano specifiche per terreni non lavorati, ma per svolgere il lavoro comune sui terreni arati. Diverse aziende agrarie “pioniere” si sono rese disponibili ad effettuare le prime prove di semina diretta nel Lazio, in Puglia, in Sardegna.
La tecnica ha subito evidenziato i plus che ancora oggi sono i suoi punti di forza: vantaggi economici per le aziende, soprattutto negli areali di collina e montagna, vantaggi agronomici per la coltura soprattutto negli areali con maggiori problemi di precipitazioni. All’epoca i vantaggi ambientali erano tenuti in secondo ordine rispetto a quelli economici per l’importante contenimento dei costi di cui le aziende potevano usufruire.
Un esempio dell’impatto economico della tecnica è che una azienda di 400ha in Toscana è riuscita a gestire le semine con una sola persona.
L’applicazione della tecnica ha subìto nel tempo accelerazioni e freni soprattutto in funzione dell’andamento dei costi del grano e delle materie finalizzate alla semina: periodi di cash flow positivi per le aziende agrarie, portavano ad un rallentamento nella pratica della tecnica, che induceva gli agricoltori ad utilizzare di nuovo aratri e coltivatori, periodi di maggior crisi invece, li spingevano di nuovo verso la semina diretta.
Questo a testimonianza che la tecnica era vista dall’agricoltore solo in funzione del risparmio dei costi, ma era evidente la poca convinzione sulla sua validità a tutto tondo. Un forte freno allo sviluppo della semina diretta è stato sicuramente la mancanza di seminatrici destinate specificamente ai nostri areali.
I grandi gruppi, infatti, hanno mirato le caratteristiche tecniche delle prime seminatrici solo agli areali internazionali di maggior interesse economico: USA, Argentina, Brasile. Solo alla fine degli anni ‘90 la semina diretta ha iniziato a suscitare l’interesse di aziende, enti governativi, costruttori per finalizzare la tecnica anche ad altri areali cerealicoli, inclusa l’Italia.
Ancora oggi, comunque, è forte l’esigenza di una corretta e puntuale informazione sulla tecnica e sui suoi molteplici aspetti agronomici e meccanici.
L’Associazione Semina Diretta 2.0 nasce proprio con l’obiettivo di andare incontro a questa esigenza, ponendosi come primo network nazionale per portare la corretta informazione in tutte le aziende cerealicole italiane.
COSA?
La Semina diretta è una tecnica di agricoltura conservativa che prevede la semina su terreno non arato. I primi esperimenti risalgono al 1840 e vengono teorizzati e pubblicati dall’Accademia del Cimento. Praticata da diversi anni, raggiunge in Italia circa 280mila ettari, 1milione in Europa, mentre nel mondo copre una superficie pari quasi a tutto il Mar Mediterraneo.
I plus della semina diretta:
- La Semina Diretta è la massima espressione tra le tecniche finalizzate alla difesa del territorio.
- La semina si effettua su terreno non lavorato senza arrecare alcun disturbo al suolo.
- La Semina Diretta comporta indiscutibili vantaggi di carattere:
-
ECONOMICO – Si eliminano tutti i costi relativi alle lavorazioni del terreno.
-
AGRONOMICO – Ricostituzione della fertilità del terreno persa in modo drammatico negli ultimi anni per le lavorazioni profonde del terreno.
-
AMBIENTALE – Sequestro di CO2, aumento della biodiversità, contenimento dell’erosione superficiale.
-
SOCIALE – Opportunità per i giovani.
Le basse produzioni, unite ai bassi redditi per ettaro, stanno portando la coltura del grano verso una preoccupante crisi. La Semina Diretta riporta reddito alle aziende. La tecnica, inoltre, apporta un notevole contributo all’ambiente grazie al contenimento dell’erosione superficiale, molto diffusa nelle le zone collinari e/o montane.
COME?
Per applicare con successo la tecnica della Semina Diretta è importante affidarsi a figure professionali competenti e riconosciute. E’ necessaria una formazione specifica, l’accesso alla best practice e alla ricerca universitaria italiana e internazionale, oltre ad anni di esperienza sugli areali italiani.
Questa figura dovrebbe essere informata e formata su ogni aspetto della tecnica: attrezzature, mezzi tecnici, concimazioni, terreno, gestione del cambiamento e quanto necessario per supportare l’applicazione corretta della Semina Diretta.
Giocano un ruolo molto importante le Università, chiamate a interagire con questi “ambasciatori” della Semina Diretta, in modo che il parere del tecnico sul campo possa essere condiviso dalla ricerca scientifica.
Affidarsi a figure settoriali, anche se molto professionali nel loro specifico campo, in molti casi porta a insuccessi, chiaramente non attribuibili alla tecnica, ma solo alla limitatezza e parzialità delle informazioni a loro disposizione.
PERCHE’?
Contenimento dei costi
È il primo e il più evidente vantaggio garantito a chi pratica la semina su terreno non lavorato. In un solo colpo si eliminano tutte le spese di lavorazione del terreno: arature più o meno profonde, ripassi per l’affinamento del suolo, gasolio, usura dei mezzi, tempi di lavoro. Il risparmio diviene ancor più consistente in collina e in montagna, dove l’impatto delle lavorazioni è maggiore rispetto alle pianure.
Semina Diretta come assicurazione nei confronti di un andamento climatico sfavorevole alla coltura
Un terreno non lavorato mantiene l’umidità acquisita durante l’anno in modo molto più efficiente di un terreno lavorato. Le arature e i successivi ripassi asciugano drasticamente il suolo, che necessita in modo drammatico delle piogge primaverili. Questo aspetto è fondamentale e garantisce al grano l’umidità sufficiente per accompagnare il suo ciclo nel corso della campagna. Soprattutto, permette al grano di avere a disposizione più giorni, in caso di scarsa piovosità, rispetto alla coltura su terreno lavorato. Il periodo può arrivare anche a 30 giorni, durante i quali un grano seminato arando il terreno potrebbe andrebbe facilmente incontro a stress. Anche per questo le rese risultano superiori in caso di andamento climatico avverso alla coltura del grano. Quando invece le piogge accompagnano il ciclo colturale del grano, la Semina Diretta risponde nello stesso modo della semina tradizionale.
Contenimento dell’erosione
Le piogge in particolare i violenti rovesci autunnali, possono creare gravi problemi di perdita di terreno in collina e montagna. Un suolo non lavorato resiste all’erosione in maniera più efficace rispetto ad un terreno lavorato. Ogni volta che perdiamo terreno, la sostanza organica, concentrata proprio nei primi centimetri del suolo, si impoverisce.
Aumento della sostanza organica
Numerosi studi testimoniano che un terreno indisturbato ha molta più sostanza organica di un terreno dove le continue lavorazioni portano ad un impoverimento del suolo.
Sequestro di CO2
Il sequestro della CO2 nel suolo è, forse, l’aspetto meno tangibile ma, probabilmente, è quello più importante. Le lavorazioni tradizionali, con l’ossidazione della sostanza organica e la conseguente respirazione di miliardi di microorganismi presenti nel suolo, liberano anidride carbonica, un gas serra responsabile del buco dell’ozono. L’applicazione della Semina Diretta contribuisce attivamente a contenere il problema posto dai cambiamenti climatici sul nostro pianeta.
Aumento della biodiversità
Anche in questo caso sono molti i contributi scientifici che testimoniano come la Semina Diretta, non disturbando il suolo, contribuisce ad aumentare l’attività della micro e mesofauna. Fin dal primo anno l’aumento dei lombrichi, organismi molto utili all’agricoltura, contribuisce a tenere arieggiato il terreno negli strati più superficiali.